Il fascino e la bellezza dei giardini, diciamoci la verità, non lascia indifferenti.
Sono luoghi in cui passare ore in totale relax, rigenerandoci dalla frenesia della vita urbana.
Dietro un bel giardino però, che sia pubblico o privato, ci dovrebbe essere sempre un lungo lavoro di studio delle piante migliori e più adatte al contesto, che meglio si integrino al luogo di realizzazione.
Quali sono le piante che meglio si prestano per la realizzazione del Verde Pubblico?
Se ci riflettiamo, le specie che possono meglio integrarsi sono proprio quelle autoctone, che in quanto originarie del luogo hanno già subito la relativa selezione naturale, adattandosi nel migliore modo possibile al contesto.
Ma che significa autoctono?
Ogni specie ha una precisa diffusione geografica, chiamata areale, nella quale essa si è originata ed evoluta.
una specie è definita autoctona (dal greco auto=medesimo e chthon=terra) quando essa ha avuto origine nel medesimo areale in cui al momento vive, risultando così indissolubilmente legata al suo territorio.
Al contrario una specie viene indicata come alloctona (dal greco allo=diverso e chthon=terra) quando non è originaria di quella zona, ma si è adattata all’ambiente nel quale si trova.
La differenza non è da poco, perché l’utilizzo di una specie autoctona può avere notevoli vantaggi, fra cui:
• Riduzione degli interventi gestionali e di manutenzione del verde.
• Riduzione dei pesticidi.
Le specie autoctone infatti, più abituate all’ambiente che le ospita da generazioni, si ammalano tendenzialmente meno
• Riduzione dei fertilizzanti.
Le piante sono già collocate nel loro ambiente ideale.
• Riduzione dei consumi d’acqua.
Nel caso di luoghi arridi, le piante autoctone, che in milioni di anni si sono adattate a quel clima, meglio si sposeranno con la mancanza d’acqua.
Nella realtà però, spesso le specie autoctone (in particolare arbustive ed erbacee) sono poco utilizzate.
Gli uffici pubblici molto spesso scelgono specie esotiche, magari basandosi solo sulla moda del momento o sull’aspetto estetico, importando piante che risultano essere anche aliene ed invasive.
Questo oltre che a portare ad un aumento dei costi, per le ragioni espresse in precedenza, non contribuisce a tutelare la biodiversità locale.
Basti pensare che l’Italia è la regione europea con la più alta biodiversità.
Eppure, attualmente in Italia, l’impiego di piante autoctone per il verde ornamentale appare ancora piuttosto limitato, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei o negli stati uniti, dove è consolidato ormai da diversi decenni.
Come possiamo quindi realizzare i nostri spazi verdi utilizzando le specie autoctone?
Vediamo alcune idee.
Le Siepi
Chi ci segue da tempo avrà già letto molti degli articoli specifici realizzati per diverse delle piante autoctone che meglio si prestano alla realizzazione di siepi in Italia.
L’Alloro, il Rosmarino, il Ligustro, il Crataegus, il Faggio, il Viburnum, la Quercia, sono tutte piante che ben si prestano alla realizzazione di siepi.
Prati Fioriti
I prati sono ambienti fragili, ma estremamente ricchi in termini di diversità botanica.
Devono essere riservati per zone poco frequentate, non possono quindi trasformarsi in aree da calcio o da scampagnate.
Andrebbero delimitati da percorsi falciati, in modo da lasciare al pubblico la possibilità di ammirare il parco senza calpestare i prati.
Quali sono i vantaggi dei prati fioriti?
• Riqualificazione delle zone incolte.
• Diminuzione di manutenzione e tagli erba con conseguente risparmio in bilancio.
• Risparmio idrico ed energetico;
• Eliminazione dei trattamenti con pesticidi o diserbanti.
Per le casse comunali quindi c’è la possibilità di abbellire le nostre città senza farsi carico di costi ingenti, ma solo affidandosi a professionisti seri che possano aiutarli a sfruttare al massimo e con criterio, quanto l’ambiente circostante offre già da migliaia di anni.