Cielo azzurro e limpido, sole caldo da sentirlo nelle ossa, muretti a secco, terra rossa; poi ci sono immancabilmente loro, gli ulivi, a disegnare il paesaggio pugliese.

Chi è stato in Puglia lo sa: le nostre campagne ne sono pieni e caratterizzano fortemente la nostra terra e, forse, portano con loro un po’ di mistero.
Sarà perché rappresentano delle vere e proprie sculture viventi, o forse perché divengono dei monumenti atti ad inneggiare lo status vivendi pugliese: calma, pazienza e lavoro.

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In realtà qualcosa di misterioso c’è davvero negli ulivi di Puglia.
Nel loro tronco si noterà una torsione che dal Gargano al Salento, passando per la Valle d’Itria, sarà sempre nella stessa direzione, in senso orario.
Perchè gli ulivi di Puglia si avvolgono su se stessi solo in questa maniera?

Sembra che la causa di questo fenomeno sia dovuta al moto della Terra.
Dopo una certa età la crescita dell’ulivo è così lenta da risentire fortemente della rotazione terrestre.
Si è osservato, infatti, che nel nostro emisfero, quello boreale, al contrario di quello australe, la rotazione avviene in senso orario.

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Quindi, a sud del pianeta la rotazione degli ulivi dovrebbe avvenire in senso antiorario?
Esattamente: in Cile ci sono ulivi secolari che presentano tronchi avvolti su se stessi in direzione opposta a quelli pugliesi.

Gli olivi furono introdotti dagli spagnoli nel XVI secolo nelle valli di Azape e Huasco. La varietà era la sevillana da cui deriva l’oliva di Azapa. Nel 1560 il procuratore del Perù portò tre olivi da Sevilla, in Spagna, e si racconta che una di queste approdò in Cile, riuscendo a svilupparsi meglio che in Perù. Nel 1609 il poeta e soldato spagnolo Gracilaso de la Vega racconta che “era un’oliva talmente pregiata e ricercata che agli invitati che si volevano onorare se ne offrivano al massimo tre”

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E’ proprio qui, nella città di Huasco, che ci sono olivi secolari che grazie alla loro età hanno potuto testimoniare il senso opposto al nostro della rotazione del loro tronco in relazione al movimento terrestre.

Incastonate nella terra, le sculture viventi crescono ruotando insieme al pianeta che le ospita, testimoniando a 360° tutto quello che le circonda e che nei secoli hanno “visto” con le loro foglie.