#WEAREXYLELLAFREE: é stato questo il fulcro del seminario tenutosi durante la seconda giornata fieristica del Flormart2018.
Un meeting concentrato sulla presentazione della qualità dei prodotti florovivaistici italiani ma soprattutto pugliesi confermando l’identità del materiale vegetale e la proposta di soluzioni per un cambiamento strategico e un’inversione di rotta atta a privilegiare l’eradicamento delle piante infette.
Alla presenza di soci ANVE, del presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, del presidente di confagricoltura Bari, Michele Lacenere, il denominatore comune sul quale tutti hanno annuito con aria di approvazione è che la nostra nazione, al contrario di altre, ad oggi non è in grado di affrontare minacce che rischiano di affondare il nostro paesaggio e tutelare quel 5% di fatturato annuo dell’intera agricoltura nazionale che il vivaismo rappresenta.
Difatti, ad oggi, a molti è ancora estraneo quel punto cruciale secondo cui l’agricoltura sia un volano indispensabile per la crescita del nostro paese dando credito a quella deformata e veicolata informazione da social.
L’unico risultato ottenuto è che, ad ora, pochi hanno recepito l’allarme che noi produttori (NOI, non solo i salentini) stiamo lanciando.
Ad oggi, possiamo elogiare il servizio fitosanitario regionale e nazionale per l’ottimo lavoro svolto, tanto da meritarsi la classificazione di regione più monitorata l’Italia e tra le più “osservate” d’Europa: questo ci lusinga ma, al contempo, ci imbarazza:
Come è possibile meritare così tanta attenzione ma avere non poche difficoltà sul rispetto delle leggi che prevedono l’eradicazione di piante infette?
Perché solo in Italia questo processo diviene così difficoltoso? In altre nazioni europee, l’espianto è immediato.
Ma soprattutto, nonostante i continui controlli, meritiamo un trattamento elusivo da parte di altri Stati membri dell’Unione Europea? Il neo ministro dell’agricoltura Franco Mangiato ha promesso di avere importanti novità in merito, ma ci chiediamo:
dagli 8000 insetti dell’autunno 2013, ai 775.000 del 2018, non sarebbe stato meglio fare qualche sacrificio, piuttosto che perdere migliaia di esemplari, fatturati di vendita e posti di lavoro?