Il carrubo o Ceratonia Siliqua è un albero sempreverde termofilo, originario della Siria e dell’Asia Minore, coltivata nei paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia è diffuso in Sicilia, ma si può trovare anche in Campania, in Calabria, in Puglia, in Sardegna, nell’Abruzzo e nel Molise.
Si presenta spesso con più tronchi e una ramificazione alla sua base piuttosto abbondante, munita di foglie composte dalla tonalità verde scuro. Non è un albero di grandi dimensioni e, raramente, arriva a superare i 15 metri di altezza. La sua chioma è uno dei tratti caratteristici: è molto fitta, può essere o arrotondata oppure espansa, fino a raggiungere, invece, i 30 metri di larghezza conferendogli una notevole maestosità.
Le radici si sviluppano in profondità e sono saldamente ancorate al terreno, così gli alberi resistono al forte vento.
Questa pianta è conosciuta a livello popolare anche con il nome di “pane di San Giovanni”. L’appellativo è dovuto ad antiche scritture, nelle quali viene raccontato di come San Giovanni, avventuratosi nel deserto e trovatosi in mancanza di cibo, riuscì a nutrirsi trovando una pianta di carrubo e mangiandone i frutti.
Il nome deriva dal greco dal greco “kéras” corno e “téino” io protendo: corno proteso, probabilmente in riferimento alla morfologia e alla consistenza del frutto; il nome specifico dal latino “siliqua” = baccello, sempre con riferimento ai frutti.
Foglie, fiori e frutti
Le foglie del carrubo sono composte di un bel colore verde scuro e lucido. Hanno spessore e una consistenza simile al cuoio al tatto, con margine arrotondato e apice rotondo con una leggera insenatura. Sono portate da un corto picciolo.
I fiori sono ermafroditi, maschili o femminili e la fioritura del carrubo è molto scalare. In Sicilia si protrae da agosto a novembre.
I frutti sono le famose carrube: legumi molto ricchi di zucchero con una polpa zuccherina e mucillaginosa, molto nutriente, commestibili e dolciastri; dentro i frutti troviamo dei particolari semi chiamati “carati”.
Il termine deriva dall’arabo “qirat” ed è il termine che già dall’antichità, sino ai giorni nostri, è usato per designare l’unita di peso per pietre o metalli preziosi, visto che di norma il peso di questi semi è sempre uguale.
La maturazione del frutto si ha dopo circa un anno dalla fioritura dell’albero e vengono raccolti solitamente nel mese di agosto o settembre.
Terreno ed esposizione
Il carrubo cresce bene, grazie anche alla sua rusticità, su terreni poco fertili, calcarei ed addirittura pietrosi, mentre rifugge i suoli troppo compatti ed umidi.
In genere i carrubi possono sopportare alcuni gradi al di sotto dello zero, ma solo per brevi periodi, volendo porli a dimora in una zona con inverni molto rigidi è bene proteggerli, soprattutto per quanto riguarda gli esemplari giovani.
È necessario ricordare che il carrubo non gradisce però i ristagni d’acqua, che può causare un dannoso marciume alle sue radici.
Si sviluppa in particolare in quei pendii che possono beneficiare di un esposizione ottimale al sole ma tollera con facilita anche situazioni di mezza ombra. Non riscontra fastidi in caso di presenza di venti salsi, mentre risente molto dell’aria inquinata, pertanto non è facile una sua crescita e sviluppo ottimale in centri abitati con atmosfera troppo inquinata.
Hanno crescita abbastanza vigorosa, quindi gli esemplari coltivati in contenitore vanno rinvasati ogni anno.
Annaffiatura
Il carrubo, tollera molto bene anche una prolungata siccità.
Quindi operare, anche per quanto riguarda le piante cresciute in vaso, premunendosi di controllare che il terreno si presenti asciutto.
I carrubi sono piante mediterranee, adattate a sopportare periodi anche molto lunghi di siccità; l’annaffiatura è comunque da effettuarsi saltuariamente, facendo attenzione, come precisato, ad eventuali ristagni d’acqua, bagnando però abbondantemente e in profondità.
Le piante coltivate in vaso vanno annaffiate quando il terreno è ben asciutto.
Utilizzo ornamentale
L’utilizzo del carrubo come specie ornamentale è legato soprattutto alla sua elevata resistenza alla siccità, alla resistenza all’inquinamento atmosferico dei centri urbani ed alla resistenza ai parassiti e viene impiegato in progetti per la realizzazione di aree verdi.
L’effetto ottenuto sarà davvero notevole, in virtù del bellissimo contrasto che si creerà tra le chiome e delle loro suggestive e differenti tonalità di verde.
Per motivi di gestione e pulizia, sono da preferire le piante a fiori maschili perché non producono baccelli.
Tuttavia il suo impiego nel verde pubblico urbano può essere limitato dalle dimensioni maestose che raggiunge in età adulta e soprattutto a causa del suo robusto apparato radicale che necessita di un raggio di esplorazione di almeno 8-10 m.
È decisamente consigliabile, al fine di ottenere un importante effetto ornamentale, abbinare quest’albero coltivate in masse abbondanti ad alcuni esemplari di ulivo.
Curiosità
Fino agli anni sessanta l’Italia era uno maggiori centri di coltivazione di Carrubo, negli anni successivi la produzione ha subito un inesorabile declino; gli alberi sono stati sostituiti con colture più redditizie.
Un tempo le carrube venivano utilizzate per l’alimentazione umana, dagli anni ’80 c’è stato un rinnovato interesse legato all’impiego del seme, infatti dall’endosperma si ricavano delle gomme addensanti utilizzate nell’industria alimentare e dolciaria.
Dalla polpa delle carrube si ottengono sostanze con basso contenuto in grassi (un surrogato del cacao) che contrastano il vomito e la diarrea; può essere inoltre destinata all’alimentazione del bestiame.